Associazionismo: Casal Bruciato, un quartiere sempre più di giovani, ma …

Casal Bruciato, un quartiere sempre più di giovani, ma …

Ersilia Onlus è un’associazione che insiste sul quartiere di Casal Bruciato, ormai da molti anni, nel mese di novembre abbiamo incontrato la sua presidente e gli abbiamo chiesto di farci un’analisi del quartiere, e ci racconta:

«Nel febbraio 2020 su incarico della Diocesi di Roma ho completato l’aggiornamento dei dati demografici del quartiere. Al momento non posso consultare la relazione inviata alla Diocesi tramite la parrocchia, ma posso dire soltanto che rispetto all’ultimo censimento del 1995 la popolazione si è  ringiovanita con una conseguente crescita di famiglie con gravi problemi di giustizia, malattia, anche di giovani, divorzi e traumi psichici a volte gravi e non ultimo di solitudini spesso letali.

Non è casuale che Giuseppe, un cinquantenne, nel mese di agosto di quest’anno sia stato trovato morto dopo una settimana e di cui non si e saputo più nulla, neanche se siano stati celebrati i funerali. E che dire di oltre 70 casi di positività  al covid 19 presenti nel quartiere ed un decesso avvenuto martedì 20 ottobre di una cinquantenne per mancati tempestivi soccorsi?

Casal Bruciato conta circa 22 mila abitanti con circa 1400/1600 famiglie, ma non esiste neanche una struttura di vigilanza, né un presidio di primo soccorso perché quello esistente in via Raffaele Calzini è ormai diventato preistoria.

Inoltre, nel quartiere, ci sono molte associazioni, purtroppo però queste non so quantificarle, ma posso dire che quelle da me conosciute sono almeno una cinquantina, a cui si aggiungono quelle dei condomini con nomi affascinanti ma che sono difficili da contattare per chiederne le finalità. Ed a tal proposito sorge spontanea una domanda: ci sono organismi di verifica sulla reale attuazione dei programmi statutari di queste associazioni, se regolarmente riconosciute? 

Ersilia onlus – Per donare

Casal Bruciato è una realtà complessa e strana nello stesso tempo e mi chiedo: come mai la gente di un quartiere si chiude nell’indifferenza, sfiduciata, ma è capace di prodigarsi per un vicino di casa malato? Perché, se a più vasto raggio, chi opera a favore degli ultimi tra gli ultimi, e parlo dei viandanti (ndr. clochard, senzatetto, vagabondi, barboni), diventa oggetto di violenze e viene accusato di essere responsabile di degrado del quartiere?

Non sarebbe il caso di cominciare a creare vere strutture di solidarietà ed accoglienza lavorando insieme a tutte le associazioni presenti nel quartiere per costruire e riscoprire la dignità di ogni uomo, e permettetemi di dirlo, di ogni creatura creata ad immagine e somiglianza di Dio? »

Parole sagge quelle della dott.ssa Vittoria, presidente dell’Associazione Ersilia Onlus, parole che devono far riflettere tutti, belli e brutti, come direbbe qualcuno.


Pubblicato su “I FATTI area metropolitana” ed. Dicembre 2020 pag. 6


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