Domani (domenica 21 marzo) si celebra la XXVI Giornata della Memoria e dell’Impegno delle vittime innocenti di mafia, l’iniziativa, su impulso di Libera e don Luigi Ciotti, nasce dal dolore di una mamma che ha perso il figlio nella strage di Capaci e non sente pronunciare mai il suo nome. Un dolore che diventa insopportabile se alla vittima viene negato anche il diritto di essere ricordata con il proprio nome. Memoria e impegno per generare una rivoluzione delle coscienze di cui i sindaci possono essere protagonisti decisivi anche con gesti piccoli come quello di dare vita ad una vera e propria toponomastica dell’antimafia. Come risulta da una ricerca dell’Università Statale di Milano in Italia ci sono 6540 strade intitolate a vittime di mafie e nella classifica delle regioni il Lazio si colloca all’undicesimo posto con sole 205 vie dedicate alle vite spezzate dalle mafie. Nella provincia di Roma risultano 114 strade col nome di vittime della violenza mafiosa, nella provincia di Viterbo 32, Frosinone 27, 18 Latina e Rieti 14. “L’attribuzione di un nome alle nostre strade rappresenta una pratica di appropriazione della storia nello spazio urbano intrecciando significato culturale e simbolico. La toponomastica di una città può rappresentare uno strumento pedagogico e commemorativo importante, una pratica di memoria sociale antimafia che si oppone all’oblio e alla rimozione delle mafie dal dibattito pubblico. I Sindaci, i Consigli Comunali si facciano promotori affinchè le nostre città diventino luoghi di memoria e impegno dedicando alle vittime innocenti delle mafie strade, vie e piazze. Quei nomi possono essere esempio di coraggio affinchè il peso della paura e dell’indifferenza non soffochi la nostra voce”. Lo dichiara in una nota Gianpiero Cioffredi, Presidente dell’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio.