Abbiamo fatto il punto sulla situazione del Lavoro in Italia e nel Lazio in prospettiva dell’imminente Festa del Lavoro del Primo maggio. Abbiamo visto che malgrado gli sforzi di cittadini ed istituzioni la piaga della disoccupazione rimane difficile da estirpare. Sono molti coloro che sopravvivono letteralmente ripiegando in piccoli lavoretti e servizi occasionali, quando non affidano le loro speranze all’assistenza dello Stato o di organizzazioni caritatevoli. I dati sull’occupazione nella Capitale raccontano valori percentuali che in taluni casi destano più disperazione che preoccupazione. Per il territorio di Roma Capitale contiamo un numero elevatissimo di persone che risultano inoccupate e molte famiglie vivrebbero lo stato di assoluta mancanza di risorse economiche.
Sono reali i numeri su disoccupazione e condizione reddituale?
Le statistiche ed i dati ufficiali disponibili indicano una situazione occupazionale non certo di soddisfazione per una società fondata appunto sul lavoro. Le percentuali oscillano e le tendenze del momento mettono in allarme sul rialzo della disoccupazione o fanno esaltare per la risalita occupazionale. Come stanno realmente le cose è però difficile da capire concretamente poiché molti lavoratori sono impiegati in lavori in nero. Non sono solo alcuni stranieri irregolari ad essere vittime di questa condizione, sono infatti moltissimi i romani che pur di portare a casa la giornata, accettano una condizione vessatoria.
Ci sono poi quei lavoratori che scelgono volontariamente di dedicarsi ad attività senza contratto, perché magari sono fruitori di altri benefici: disoccupazione, invalidità, Reddito di cittadinanza, ecc… Il loro scopo è non perdere quei sussidi ed integrare il proprio reddito con un lavoro in nero.
Il lavoro nero paga poco e male
Chi accetta una condizione illegale e presta il suo servizio ad un datore di lavoro che offre “il nero” è consapevole che la paga sarà inferiore, le ore saranno tante, non potrà avere i diritti di base come la malattia pagata oppure le ferie o i permessi. Difficilmente poi, al termine del lavoro, sarà riconosciuto al lavoratore il TFR (la liquidazione). Non si avranno diritti come la mensa o i buoni pasto, non ci saranno straordinari pagati e nemmeno festività e indennità serali o notturne o di trasferta.
Insomma un quadro penoso che riporta il lavoratore a condizioni di oltre un secolo fa. Un trattamento privo di qualsiasi conquista sindacale e beneficio previsto dal Governo come il congedo per maternità o i permessi per l’invalidità (ad esempio i benefici della legge 104). Infine, cosa non da poco, per il lavoro svolto non ci saranno i versamenti per la pensione e chi si trova ad aver fatto lavori in nero per magari una decina d’anni, arriverà al traguardo pensionistico con un insufficiente accantonamento.
Dati sicuri per l’occupazione nella Capitale
Impossibile sperare di arrivare a dei dati sicuri sulla conta delle persone che lavorano nella Capitale. Le percentuali sono suscettibili di variazioni anche importanti e variabili di periodo in periodo.
Nel corso della stagione estiva l’incremento di lavoro in nero è fisiologico alle attività vacanziere e di ristorazione in genere. Se la stragrande maggioranza di queste, assume personale con regolare contratto, una parte ricorre ad “assunzioni” sulla parola, senza garanzie di trattamento economico e normativo.
I settori colpiti da questo malcostume sono praticamente tutti. Nell’edilizia avviene spesso di scoprire lavoratori irregolari, senza tutele, che magari lavorano senza misure di sicurezza. Nel mondo dei servizi, come ad esempio i traslochi o il facchinaggio, avviene sovente che qualcuno sia chiamato a “dare una mano” per una giornata. Il settore agricolo poi è davvero emblematico del fenomeno, le campagne romane si popolano a seconda della stagione di braccianti occasionali, tutti rigorosamente senza contratto e sottopagati.
Rifiutare il lavoro irregolare si può?
Questi lavoratori sono per lo più disperati, chi non preferirebbe un lavoro stabile e regolare a dei “lavoretti” occasionali e malpagati? E’ chiaro che chi presta la propria opera in nero si rende complice di un illecito, ma l’alternativa sarebbe restare a casa, e gli imprenditori senza scrupoli sanno bene come far leva sulla disperazione.
Il lavoro sommerso e il precariato sono le vere aberrazioni dell’occupazione. Chi si trova in svantaggio sociale accetta suo malgrado qualsiasi occasione che gli consenta di guadagnare del denaro. La carenza di Ispettori del Lavoro e i controlli insufficienti faticano a contrastare questa pratica. Ci si affida, da sempre, alla sensibilità dei cittadini e ogni tanto delle “campagne informative” ci ricordano quanto sia sbagliato accettare di lavorare in nero. La necessità però va oltre qualsiasi buon proposito e, complice la crisi, in molti si dicono disposti ad accettare qualsiasi condizione pur di garantire il pane alla famiglia.
Un affare da milioni
Alla fine di ottobre dello scorso anno a Roma la Guardia di Finanza ha scoperto e denunciato un imprenditore con base a piazzale Clodio che aveva messo in piedi un sistema che gli ha fruttato diversi milioni di euro. Il meccanismo era semplice: una sorta di agenzia interinale che cedeva i lavoratori ad altre aziende senza pagare contributi ed evadendo l’Iva sugli introiti.
Le quattro agenzie che facevano capo all’imprenditore, nel periodo 2017-2021, hanno omesso il pagamento dei contributi per un importo totale di 61 milioni di euro. Omessi anche versamenti dell’Iva per 27 milioni di euro.
250 euro per 9 ore al giorno
In un’inchiesta di TGcom24 dello scorso 15 dicembre sono emerse testimonianze di lavoratori che hanno ammesso di lavorare 9 ore al giorno per una paga di 250 euro al mese. Nella trasmissione di approfondimento giornalistico “Controcorrente” un giovane montatore video ha raccontato come prestasse lavoro in nero per volontà del datore di lavoro, sotto lo scacco del “prendere o lasciare”.
Matteo Ariano, coordinatore nazionale Fp Cgil, aveva spiegato come “In questo momento difficile per l’economia i lavoratori più vulnerabili sentono il rischio di ritorsione” e quindi sono pochi quelli disposti a parlare. L’inchiesta precisò che naturalmente i pagamenti sono fatti in contanti per evitare qualsiasi tracciamento.
29 lavoratori in nero in due ristoranti etnici a Roma
Il 20 febbraio scorso, L’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Roma e il Personale di Polizia di Stato del commissariato San Basilio hanno scoperto 29 lavoratori in nero in una attività di ristorazione. Su un totale di 39 lavoratori ben 29 erano senza contratto né assicurazione e tra questi, otto erano senza permesso di soggiorno.
Sono stati emessi due provvedimenti di sospensione delle attività, anche alla luce di altri illeciti come la sicurezza nei luoghi di lavoro, gli spogliatoi e le attrezzature da lavoro. Irregolarità riscontrate anche per l’impianto elettrico.
Le attività potranno riaprire solo dopo aver regolarizzato i lavoratori in nero e dopo che questi avranno superato le visite di idoneità. Dovranno poi pagare le sanzioni amministrative e penali per le irregolarità sulla sicurezza sul lavoro.
Esempi innumerevoli
Possiamo continuare a fare migliaia di esempi di lavoro irregolare, le cause che ne determinano la sua presenza costante sono ormai note, e a quanto parrebbe, di difficile risoluzione. La creazione e l’applicazione di leggi in supporto concreto all’occupazione sono obiettivo primario dei vari governi che si avvicendano nel Paese, ma spesso risultano dei penosi palliativi a soluzioni definitive. Le amministrazioni locali, gli enti, il sindacato e le attività di volontariato devono “navigare” nel mare delle normative e della burocrazia e talvolta le azioni tese al contrasto del “nero” sono ostacolate proprio da questi elementi.
Detto ciò, pensiamo a festeggiare i lavoratori
Con buona pace degli organizzatori del Concertone romano del Primo Maggio, anche quest’anno le presenze saranno numerose e ci saranno i lavoratori ufficiali, i precari, quelli del part time e ci saranno anche tanti lavoratori in nero. Ma in fondo quello che conta è il numero no? E allora che Festa sia, poi da martedì 2 maggio ricominceremo a contare i disoccupati, o almeno quelli che risultano tali.
Foto tratta da filmato Facebook