Roma, il lavoro non c’è, ma le aziende nel I trimestre 2024 cercano 118mila lavoratori

Nella Capitale e nella sua provincia, la carenza dei posti di lavoro non è una novità, i residenti del territorio lamentano la difficoltà di trovare un’occupazione tale da garantire un reddito stabile e continuativo. Molti ripiegano in lavoretti occasionali di scarsa durata (anche solo di una giornata) e sono anche molti coloro che entrano ed escono dalle varie aziende, con contratti a tempo che consentono solo per breve periodo di portare a casa lo stipendio.

Un trimestre ricco di assunzioni

Un vero e proprio welfare per costoro non esiste, non c’è un meccanismo tale da poter garantire continuità economica, se non il ricorso a strumenti come bonus, disoccupazione e assegno di inclusione. Tutti palliativi temporanei che fanno solo illudere di poter condurre un vita al limite della dignità.

Dalle ultime rilevazioni del sistema informativo Excelsior, realizzato con Unioncamere in collaborazione con Camera di Commercio di Roma, parrebbero però emergere offerte di lavoro da parte di molte aziende. L’indagine è frutto della richiesta diretta alle aziende sul numero dei posti di lavoro necessari che dovranno e vorranno integrare.

Dal mese di gennaio e fino a marzo 2024 Le imprese della provincia di Roma sono alla ricerca di migliaia di figure professionali. Un dato che risulta essere in netta crescita in confronto allo stesso periodo dello scorso anno.

Migliaia di nuove occupazioni

Nel mese di gennaio gli ingressi programmati nel lavoro, per la provincia di Roma, sono stati circa 44.600. In aumento rispetto allo stesso periodo del 2023. Per tutto il Lazio invece la stima delle entrate complessive nel lavoro sono state circa 53.100. Guardando al trimestre gennaio-marzo, i nuovi ingressi nei posti di lavoro per Roma e provincia sarebbero di circa 118,400 unità.

Due terzi perderanno di nuovo il lavoro

I numeri raccontano di una richiesta occupazionale galoppante ma, la realtà nel dettaglio evidenzia un dato critico: solo circa un terzo ottiene un lavoro stabile. In percentuale solo il 32% sul totale dei neo-occupati, riguarda assunzioni a tempo indeterminato o di apprendistato. Il 68% di questi ingressi è solo con contratto a termine, cioè a tempo determinato o altre formule contrattuali con durata stabilita. Il settore prevalente in queste offerte di lavoro è quello dei servizi che copre l’85% delle entrate totali.

Insoddisfazione delle aziende

Le aziende che ricercano personale lamentano la propria preoccupazione nel reperire candidati idonei per i profili disponibili. Si tratta di quelle aziende che cercano dirigenti, specialisti e personale tecnico. Un altro dato rilevante poi è sull’età anagrafica ai quali è destinata la ricerca in generale di personale. Sono preferiti soprattutto lavoratori under 30 e questo dato incide nel 33% dei casi. Inoltre le aziende che offrono lavoro prevedono un 17% di assunzioni di personale immigrato.

Non è tutt’oro ciò che riluce

Come vuol dimostrare il vecchio adagio, le cose non sono sempre così limpide come sembrano. Dalla lettura dei dati e dei dettagli, risulta infatti una situazione tendente all’occupazione ma con tanti “distinguo”. C’è comunque un moderato ottimismo che fa sperare in una timida ripresa, ma resta l’amaro in bocca, nel pensare a chi invece il lavoro non ce l’ha e non ha nemmeno sostegni validi dal governo e dalle istituzioni. La prospettiva migliore per molti disoccupati è quella di un precariato continuo alternato da periodi di disoccupazione. Siamo ancora ben lontani da quello che potremmo definire uno Stato Sociale realmente soddisfacente e capillare.

Foto venetolavoro.it

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