Due realtà a confronto: un infermiere del Policlinico e una commerciante del Pigneto
Giuliano è un infermiere del Policlinico di Roma e prima della pandemia era, ovviamente, già un eroe: turni stressanti, sistema sanitario confuso, reparti lasciati allo sbando. Quando tornava a casa non aveva tempo di uscire a fare una passeggiata, e mentre sbrigava, con le ultime forze, le faccende domestiche, mi confidava che si toglieva spesso il lusso di ordinare su internet articoli di prima necessità come pannolini o buste dell’immondizia, ma anche le nuove scarpe all’ultimo grido. Mi diceva, in altre parole, che era impagabile ottenere ciò di cui aveva bisogno soltanto con un click, nuovo e imballato, direttamente a casa. Ester invece è una commerciante del Pigneto e tratta articoli sportivi. Negli anni ‘90, mi raccontava, aveva vissuto un periodo d’oro con il suo negozio. Infatti lei era punto di riferimento per molti sportivi o semplici appassionati.
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Prima della pandemia mi confidava che ogni mese era una lotta per pagare l’affitto e il personale, perché le realtà centralizzate e polifunzionali dei centri commerciali, insieme all’abitudine sempre in voga dell’acquisto sul web, avevano distrutto le piccole realtà commerciali come la loro. Quello che è successo a marzo 2020 è stato, per Giuliano ed Ester, un inesorabile acceleratore per i loro destini. Ora Ester ha i suoi dipendenti in cassa integrazione, e il suo lavoro, mi aggiorna, sfiora lo zero. Di certo le inevitabili e severe restrizioni sociali non hanno invogliato i vari “Giuliano” di Roma a uscire di casa, dopo una giornata impossibile a lavoro, per affrontare la giungla del traffico romano e raggiungere finalmente (ammesso che trovi parcheggio) il suo amato negozio di articoli sportivi. Con il rischio, non lo nascondiamo, di contrarre il virus, oppure, probabilmente, di essere un inconsapevole untore.
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L’economia dei commercianti a Roma, a memoria storica, non aveva mai vissuto momenti così tragici. L’economia romana, ovviamente, la fanno i molteplici “Giuliano ed Ester”, in quel binomio tra domanda e offerta, in cui qualcosa, da un po’ di tempo, sta andando storto. Non possiamo biasimare i vari “Giuliano”, non possiamo negare le varie normative anti-Covid adottate per la salute collettiva, e non potremmo mai a pieno consolare le varie piccole realtà commerciali che sono a picco, dietro le quali ci sono famiglie che vedono tunnel senza via di scampo. Sarebbe poco arguto dare la colpa esclusivamente al Covid per l’abbandono della frequentazione delle piccole attività commerciali nei piccoli paesi e nei centri delle varie città italiane. Infatti la problematica potrebbe senza dubbio essere imputabile a un cambiamento antropologico delle abitudini del cliente.
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Il Coronavirus, però, è stata, non nascondiamolo, la spada di Damocle caduta sulla testa di queste famiglie che si sostentavano con il commercio cittadino quotidiano. È auspicabile che ci sia un recupero, un cambiamento di rotta, una rinascita, un boom economico, una luce, in fondo a questo tunnel, che li aspetti. Queste però sono solo parole e pensieri, efficaci semmai per una buona conclusione di articolo di giornale. La situazione è molto seria, e i politici e le istituzioni non posso dimenticarsi che dietro l’economia ci sono le persone. E le persone sono quelle che ci mancano di più in questo periodo di solitudine. Ester e Giuliano sono economia, economia sociale e sociale economia: l’uno ha inevitabilmente bisogno dell’altro.
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