La battaglia per il patrimonio di Roma Capitale: tra opportunità e rischi
Una mappa complessiva del tesoro dimenticato: case, negozi, pertinenze, tutto il patrimonio disponibile di Roma Capitale è al centro di una sfida titanica. L’obiettivo, dichiarato con fermezza dall’assessore al Patrimonio e alle Politiche Abitative Tobia Zevi, è spezzare le catene di una gestione inefficiente e malconcepita, evitando, al contempo, la tentazione della dismissione selvaggia. Ma prendono forma timori profondi, e cioè che questa svolta, anziché risollevare il tessuto sociale, lo colpisca al cuore.
La delibera che riscrive le regole
Il nuovo regolamento per la gestione del patrimonio, con i suoi numeri crudi e inesorabili, mette sul tavolo circa 1.500 immobili: appartamenti, negozi, garage. La priorità dichiarata è chiara: dare un futuro alle famiglie e alle realtà sociali che vi abitano, spesso senza un contratto regolare. Eppure, non si esclude l’affitto al miglior offerente o persino la vendita ai privati, una prospettiva che scuote le fondamenta di associazioni e sindacati.
Il grido d’allarme di associazioni e sindacati
Le voci contrarie non si sono fatte attendere. Associazioni di inquilini e sindacati si ergono come un fronte compatto contro il rischio di svendere il patrimonio residenziale o di affittarlo a canoni di mercato. “Inaccettabile”: questo è il commento in un comunicato congiunto firmato da Sunia, Sicet, Uniat, Unione Inquilini e FederCasa. A gran voce chiedono un censimento rigoroso e una regolarizzazione che rispetti la funzione sociale di questi spazi.
Anche la rete Caio del IX Municipio e il sindacato Asia USB si uniscono alla protesta, mentre all’interno della stessa maggioranza serpeggiano dubbi. Yuri Trombetti, consigliere del Pd e presidente della commissione Casa e Patrimonio, tende la mano ai critici, promettendo modifiche per tutelare il ruolo sociale del patrimonio. Specialmente in un periodo di grave crisi abitativa.
Zevi: determinato a non rallentare
Ma Tobia Zevi non si lascia piegare. Durante l’ultima commissione Patrimonio, ha difeso con forza la sua visione: “Non si tratta di una questione abitativa”, ha affermato con fermezza. Zevi respinge il collegamento con le drammatiche attese dei 18.000 in lista per una casa popolare o con chi vive in strada. “Se c’è un negozio dove possiamo aprire una classe di italiano per stranieri, lo faremo. L’interesse pubblico deve prevalere”. L’assessore respinge anche le accuse di svendita: “Per anni il patrimonio pubblico è stato dilapidato per fare cassa. Ora diciamo basta.” Tuttavia, riconosce la necessità di decisioni difficili: “Se ristrutturare una casa costa 150mila euro, è giusto chiedersi se convenga. Vogliamo affittare, non vendere, e farlo in modo giusto, tenendo conto dell’Isee, delle condizioni dell’immobile e del contesto.”
Una corsa contro il tempo
L’assessore invoca velocità. “Ci sono casi urgenti, come le case vuote di via del Colosseo, un pugno nell’occhio che Roma non può più tollerare”. Ma la fretta potrebbe trasformarsi in terreno di scontro, persino con alcuni alleati. Zevi, però, non arretra “Questo documento deve essere approvato. È un passo decisivo per affrontare nodi irrisolti e garantire una gestione più equa e funzionale del nostro patrimonio”.
Un crocevia di ambizioni e contrasti, dove ogni decisione rischia di riscrivere il destino sociale ed economico della Capitale.
Foto dell’assessore Tobia Zevi tratta da: ilquotidianodellazio.it