Come ben sappiamo, durante l’emergenza coronavirus, è diventato difficilissimo reperire mascherine e Amuchina, che hanno raggiunto prezzi spropositati nella vendita al dettaglio, nonostante in un’intervista la Angelini, produttrice del disinfettante abbia dichiarato di non aver alzato il prezzo di un solo centesimo.
La Guardia di Finanza, sta monitorando il fenomeno, individuando chiunque on-line, oppure nelle attività commerciali stia facendo speculazione sui prodotti di prima necessità per affrontare l’emergenza.
Difatti la legge vieta e punisce questi comportamenti criminali che non sono differenti dallo sciacallaggio vero e proprio.
“Secondo la legge, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da 516 a 25.822 euro chiunque, nell’esercizio di qualsiasi attività produttiva o commerciale, compie manovre speculative ovvero occulta, accaparra od incetta materie prime, generi alimentari di largo consumo o prodotti di prima necessità, in modo atto a determinarne la rarefazione o il rincaro sul mercato interno”
Nello specifico, la Corte di Cassazione [2] ha stabilito che, affinché si integri il reato, è sufficiente l’aumento ingiustificato dei prezzi causato da un singolo commerciante che profitti di particolari contingenze del mercato e, così facendo, determini la possibile influenza sui comportamenti degli altri operatori del settore, anche se poi il rincaro generale dei prezzi non dovesse avvenire.