Questa che sta sfilando via sarà ricordata (tra le atre cose) come l’estate degli scontrini pazzi. Nel web impazzano e rimbalzano testimonianze e video che mostrano acque minerali vendute come fossero champagne francesi o caffè dal costo che lascia supporre che a prepararli sia stato il presidente del Brasile. Ci sono poi quei “servizi extra” che perdono il concetto di cortesia al cliente in favore di un guadagno aggiuntivo, come tagliare una fetta di torta o fornire un piattino vuoto per condividere una portata. Anche queste gentilezze sono divenute costose aggiuntive allo scontrino.
Colpa della crisi?
Può darsi, anzi sicuramente la crisi è una concausa degli aumenti e di certi scontrini pazzi, ma c’è chi giura che in fondo si tratta solo di piccole subdole speculazioni per far cassa. Gli utenti/consumatori spesso sono ignari di dover affrontare uno scontrino con amara sorpresa e sovente, seppure considerata l’alta qualità del locale, l’importo richiesto per il servizio supera le più ardite previsioni. Meglio sempre prima di ordinare dare un’occhiata al menu esposto nel locale (per legge deve essere affisso e consultabile).
Il bar in controtendenza
Se ci si trova a passare per Alia, una località in provincia di Palermo, vale la pena andare a bere un caffè al Bar Pasticceria Rosticceria Perrone, il costo per la tazzina sarà di soli 30 centesimi.
Una strategia, un richiamo, una curiosità che sicuramente, come spiegano gli stessi proprietari, funge da “prodotto civetta”. La tradizione risale agli anni ’60 quando Bernardo Perrone, il fondatore, pensò di proporre una tazzina di caffè al prezzo di 20 lire, che per l’epoca equivaleva ad un terzo del costo medio.
Col passare degli anni il bar è ora gestito da Giuseppe Perrone, sua moglie Maria Grazia ed i figli Tecla e Bernardo, quest’ultimo chiamato col nome del nonno. Nella gestione del locale è rimasta anche Santina Alessandra, la vedova 93enne del fondatore.
La filosofia è rimasta invariata negli anni
Il caffè, dalle 20 lire di un tempo, oggi è arrivato a costare 30 centesimi, ben al di sotto della media nazionale che vede una tazzina al costo di poco inferiore all’euro e 10 centesimi.
I Perrone spiegano che prima del Covid e dei rincari delle bollette, un caffè a conti fatti tra materia prima e corrente gli costava 17 centesimi. Dopo il caro-bollette naturalmente i costi sono saliti ma hanno deciso di non rinunciare all’idea strategica del fondatore ed hanno lasciato invariato il prezzo al cliente. Hanno precisato che non avrebbe avuto senso aumentare il caffè a 40 o 50 centesimi, “è meglio perdere un po’ di guadagno che perdere il cliente”.
Non è solo il caffè a costare poco ma anche i prodotti connessi come cappuccino, caffè freddo e servizio al tavolo e i proprietari sono decisamente convinti nel proseguire con questa filosofia che li ripaga anche con le recensioni che i clienti lasciano in rete.
Immagine tratta da: cookist.it