Ernesto Nathan viene considerato l’inventore di Roma Capitale, come riporta il titolo dell’omonimo libro degli autori Zammit Emanuele e Guazzati Luca, ed è da molti considerato il miglior sindaco che Roma abbia mai avuto.
Nel suo mandato dal novembre 1907 al dicembre 1913, riuscì a sfatare la visione di una Roma ingovernabile, trasformandola in una città diretta verso il bene comune, regolamentata e più efficiente.
Tante furono le iniziative che portò avanti e compì nel suo mandato, dalla competizione contro i monopoli privati, alla lotta alla burocrazia e all’illegalità, la passeggiata archeologica, riuscì inoltre a far preparare ed approvare il nuovo piano regolatore cosa per niente facile a quel tempo, oltre a fare tanto altro, ma sicuramente una delle cose per cui ancora oggi viene ricordato nonostante siano passati più di cento anni, è l’estrema attenzione all’istruzione e all’educazione civile in un ambiente sano e adatto, ed infatti furono aperti circa 150 nuovi asili comunali per l’infanzia, dotati tra l’altro del servizio mensa e refezione.
Oggi, nonostante siano passati 100 anni, siamo solo intorno all’ordine delle 300 scuole materne comunali, immaginiamoci che impatto potessero avere all’epoca in cui si passava in cinque anni ad avere 150 nuove strutture. Posto pure che ci sia stata una particolare congiuntura benevola che permise questi risultati, di certo resta però il fatto che dopo Nathan non abbiamo mai più raggiunto questi risultati, anzi nonostante gli sforzi profusi, le criticità riescono sempre ad emergere.
Abbiamo incontrato la Dott.ssa Cristina Silvestri del sindacato FISASCAT CISL, e con lei abbiamo visto una panoramica delle scuole dell’infanzia a Roma oggi.
In particolare, ci siamo concentrati sulle mense scolastiche, che subiscono in alcuni casi sia i problemi dovuti alle strutture per la specifica conformazione, ad esempio degli edifici più vecchi o storici, sia ai macchinari utilizzati in alcuni casi da rinnovare, sia ai problemi di applicazione relativi al contratto di servizio.
La Dott.ssa Silvestri ci tiene a precisare che anche grazie all’impegno del sindacato, il dialogo con le Istituzioni comunali non è mancato e le rappresentanze dei lavoratori sono state più volte accolte ed ascoltate dalle istituzioni preposte, ma poi purtroppo nonostante le buone intenzioni ed i buoni propositi, ottenere risultati pratici si è dimostrato spesso insufficiente.
Il Dipartimento Servizi Educativi e Scolastici di Roma Capitale, definisce le regole dell’appalto, e disciplina anche quale e quanto personale ci deve essere per la cucina e per la distribuzione, il numero delle persone che devono essere presenti, i carichi di lavoro, ma a volte questo si scontra con le tantissime differenze tra scuola e scuola, struttura e struttura degli edifici, e ci possono essere delle peculiarità che fanno si che un certo numero di persone sufficiente per una scuola non lo sia più per un’altra, ad esempio perché sono palazzi storici, e/o costruiti in altre epoche in cui vi erano anche esigenze se non normative differenti, e in tali casi gli operatori sono costretti ad un sali e scendi continuo per le scale, ed il personale diventa in quei casi di fatto insufficiente rispetto alla situazione reale, sebbene per le carte del servizio sembrerebbe apposto, comportando di conseguenza carichi di lavoro più elevati. Oppure in altri casi si trovano attrezzature insufficienti o non nuove che complicano il lavoro.
Per tutelare l’ambiente il dipartimento ha inserito il cosiddetto “coccio” (Ceramica, Vetro e Acciaio) ed il plastic free, così da migliorare la sostenibilità ambientale, ma per motivi di spazio questa soluzione in alcuni istituti non è possibile applicarla, e la mancanza di spazi sufficienti, obbliga a far mangiare i bambini divisi su più turni e accantonare lo “sporco” all’interno dei refettori o delle cucine in assenza della zona lavaggio.
Risulta a volte quindi impossibile mantenere divisi gli spazi del lavaggio da quelli della preparazione dei cibi per evitare qualsiasi tipo di contaminazione, inoltre accantonare il cibo all’interno dei refettori oltre che igienicamente scorretto potrebbe rappresentare un problema per la salute dei bambini che seguono diete speciali e altamente allergici. In questi casi dove non è possibile utilizzare la ceramica è necessario utilizzare materiali biodegradabili, anche se hanno un costo superiore.
La Dott.ssa Silvestri alla fine del nostro incontro, pone l’attenzione su un altro tema che sta molto a cuore al sindacato ed ai lavoratori:
“Chiediamo a tutti un maggior rispetto per le lavoratrici del settore della ristorazione scolastica, che in genere sono donne e mamme, e che per questo quando trovano situazioni critiche o emergenziali, vanno anche oltre il numero delle ore di lavoro retribuite, perché hanno a cuore il servizio che offrono con professionalità e partecipazione, considerando i bambini come se fossero figli loro. “
Vi è in questo anche il senso di comunità in queste Lavoratrici e Lavoratori, spesso soggetti ai problemi strutturali degli edifici, alle attrezzature, ai carichi di lavoro elevati, ad una retribuzione bassa, poiché la maggior parte dei contratti di lavoro sono solamente di 15 ore settimanali e la retribuzione è vincolata ai soli mesi di (apertura) calendario scolastico.
È fondamentale individuare un sostegno al reddito ad oggi inesistente durante il periodo estivo (chiusura scuole), perché essendo part-time ciclico verticale a tempo indeterminato, part-time involontario ovviamente, hanno la sospensione dal lavoro e dall’erogazione dello stipendio, che non gli permette di avere nemmeno la NASpI o qualsiasi altro tipo di sostegno ad oggi esistente.
Il part-time ciclico verticale a cui sono sottoposti, dall’8 giugno al 15 settembre non prevede una retribuzione, e per questo serve precedere con un sostegno al reddito estivo nei mesi in cui non lavorano. Un sostegno che non deve essere pensato ed erogato come un bonus, bensì come un sostegno di reddito estivo.
Nella legge di bilancio 2021 questi soldi erano stati trovati. Parliamo di redditi di 400/500 euro al mese perché spesso lavorano solo 3 ore al giorno, e sarebbe importante avere un piccolo stipendio anche nei mesi di fermo atto a restituire come citato nell’Art. 36 della Costituzione
“Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. ”