Uno scenario da incubo, un’area di 4.000 metri quadrati trasformata in un cantiere clandestino sulle sponde del Tevere. Un’insidia silenziosa, nascosta tra la vegetazione, dove l’abusivismo si mescolava a un degrado ambientale sconcertante. Qui, sulle acque che un tempo scorrevano libere, c’erano pontili fatiscenti e barche prive di qualsiasi autorizzazione, i rifiuti tossici giacevano abbandonati, avvelenando la terra e il fiume stesso.
Un’azione interforze
L’operazione congiunta della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera di Fiumicino, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Roma, ha portato alla luce questo sconvolgente scenario. In un angolo dimenticato della Capitale, l’illegalità aveva piantato radici profonde, trasformando un tratto del fiume in un’enclave fuori dal controllo dello Stato.
Un cantiere che non figurava, vicino ad Ostia
L’irruzione è avvenuta lungo la sponda sinistra del Tevere, nei pressi dell’Isola di Tor Boacciana, ciò che si è trovato sembrava uscito da un racconto di abbandono e desolazione. Carcasse di imbarcazioni marcivano tra i detriti, pontili pericolanti si affacciavano su acque ormai contaminate, e un incessante andirivieni di barche a conferma dell’attività del cantiere fantasma.
Nessuna concessione o autorizzazione
Un’attività del tutto illegale, priva di concessioni, portata avanti, senza alcuna regolamentazione, alla luce del giorno. Le autorità, in collaborazione con il Comune di Roma Capitale, la Regione Lazio e l’Arpa Lazio, hanno smascherato una gestione criminale che operava nel più totale disprezzo delle leggi e dell’ambiente.
Un fiume avvelenato: rifiuti tossici e traffici illeciti
Ma il vero orrore è emerso poco dopo. Oltre ai pontili abusivi e alle 54 imbarcazioni ormeggiate senza alcuna registrazione, il terreno circostante si è rivelato una discarica a cielo aperto. Montagne di rifiuti speciali, pericolosi e non, giacevano in balia del tempo e delle intemperie. Scarti industriali, sostanze chimiche e materiali di dubbia provenienza erano ammassati senza alcuna protezione, filtrando nel terreno, avvelenando le acque e mettendo a rischio un ecosistema già fragile. L’atmosfera del luogo è sembrata intrisa di degrado, per l’avidità di chi non ha esitato a trasformare il Tevere in un ricettacolo di veleni.
Scattato il maxi-sequestro
Di fronte a questo disastro ambientale, le autorità non hanno avuto dubbi: l’intera area è stata posta sotto sequestro. Il GIP ha convalidato il provvedimento, contestando il reato di gestione illecita di rifiuti, punito dal Testo Unico Ambientale (D.Lgs. 152/2006). Ora gli inquirenti sono a caccia dei responsabili di questa sciagura ecologica, scavando nei legami e nelle complicità che hanno permesso a questo scempio di prosperare per anni.
Foto della Guardia di Finanza tratte da: ilmetropolitano.it