Settimana lavorativa di 4 giorni. Pronti alla svolta nel mondo del lavoro

Un tempo ci si “spaccava la schiena” per molte ore al giorno e si lavorava anche la domenica. Poi con gli anni, grazie alla presa di coscienza della classe operaia (e contadina), alle conquiste sindacali e alle politiche per il Lavoro, siamo arrivati ad una regolamentazione che i nostri avi non avrebbero nemmeno immaginato. E’ lontana, fortunatamente, l’epoca in cui i diritti dei lavoratori non erano nemmeno concetti da discutere. Non esistevano proprio. Eppure ci sarebbe ancora tanto da fare, perché le società moderne hanno improntato la presenza del lavoratore su una partecipazione minima ottenendo comunque il massimo rendimento col minimo sforzo (prescindendo dalle dovute eccezioni).

I “benefici” per i lavoratori

La settimana corta, l’orario articolato su 8 ore o anche meno a seconda della categoria e dell’occupazione, i percorsi di apprendistato, i tirocini, e poi ancora, le agevolazioni per chi può godere di riduzione di orario e di produttività per ragioni di salute. Tutti elementi che hanno condotto il mondo del Lavoro ad un’attività sempre più a misura d’uomo. Ultima piccola grande rivoluzione lo smart working, introdotto a causa della pandemia, che ha mostrato la possibilità di lavorare da casa.
La presenza sui luoghi di lavoro può essere contenuta, consentendo così più tempo libero ai lavoratori. C’è ora in discussione l’obiettivo di arrivare alla settimana corta, cortissima, una settimana di soli 4 giorni di lavoro.

C’è già chi ci sta provando

Quello dalla settimana di 4 giorni di lavoro è un target che alcuni Paesi si stanno prefiggendo. I primi test in questo ambito hanno dato esiti favorevoli in Islanda e anche nel Regno Unito. Mentre il Parlamento del Portogallo, con un emendamento, sta promuovendo la settimana corta. Anche il Belgio parrebbe avviato sulla stessa linea dei portoghesi.

In Italia

Nel nostro Paese la settimana corta sarebbe già una realtà, al punto che uno dei più importanti gruppi bancari, Intesa San Paolo, ha proposto agli impiegati la “rivoluzione” della settimana corta. La rimodulazione dell’orario, secondo l’Istituto, può essere gestita in questo modo: un’ora di lavoro al giorno in più per ottenere un giorno per stare a casa. Naturalmente senza variazioni allo stipendio. In pratica la settimana si accorcia e passa da 37 ore e mezza a 36 ore, il tempo libero dei dipendenti così si allunga. La proposta sta facendo discutere e ovviamente c’è grande interesse per questa innovazione. I dipendenti potrebbero scegliere d’accordo con l’Azienda quando fruire della giornata libera.

Affinamenti necessari

Il contratto dei bancari in effetti al momento già prevede la settimana corta (di quattro giorni), occorre tuttavia la contrattazione di secondo livello che implica l’accordo del Gruppo bancario coi sindacati di categoria. (First Cisl, Fisac Cgil, Fabi, Uilca e Unisin). La rimodulazione prevista è quindi di una giornata di lavoro da 9 ore, per quattro giorni a settimana. Al momento la proposta riguarda unicamente il personale degli uffici ma i sindacati puntano all’estensione per tutti i lavoratori.

La settimana cortissima è quindi alle porte anche in Italia e a quanto pare a fare da apripista potrebbe essere il comparto degli Istituti bancari. Anche tenendo conto di tutti i limiti insiti in una rivoluzione così significativa è facile ipotizzare un futuro a breve/medio termine dove la normalità sarà quella descritta e i lavoratori avranno più tempo libero a disposizione.

Foto: beppegrillo.it