Il Cibo al centro di un discorso
La gestione dell’accesso al cibo nei paesi sviluppati, tra carenze e sprechi
Questo di cui parlavamo poc’anzi è l’aspetto che viene vissuto presso i paesi che hanno uno sviluppo economico regolare anche se in questi esiste una minoranza, che va sempre più aumentando che non ha un sufficiente accesso al cibo, la povertà infatti è un fenomeno che colpisce anche le economie più avanzate.
Parallelamente al consumo regolare del cibo, in tali paesi, esiste il fenomeno degli ‘sprechi alimentari’, relativi al cibo che si deteriora e che viene eliminato o che viene addirittura eliminato per la sua sovrabbondanza da parte dei suoi produttori o dei consumatori, tale quantità viene determinata pro-capite e costituisce un triste fenomeno nella considerazione che a fronte di chi ha bisogno di cibo ci sia anche chi lo sprechi.
Nei paesi economicamente più sviluppati la carenza di accesso al cibo di alcune fasce della popolazione è attutita dalle politiche statali di welfare che si prefiggono di dare un’assistenza ai cittadini che vivono in difficoltà e anche da organizzazioni umanitarie.
Pertanto, nei paesi cosiddetti ‘sviluppati’ la carenza alimentare viene affrontata in maniera tale che in un modo o nell’altro il fenomeno viene contenuto, cosa diversa è questa situazione nei paesi più poveri dove la piaga della fame attanaglia a volte la maggioranza della popolazione.
Le attuali preoccupazioni per la Sicurezza Alimentare
In tale quadro sono diventate attuali le preoccupazioni degli stati e degli organismi internazionali e la loro propensione a predisporre piani ed interventi per gestire una politica di ‘Sicurezza Alimentare’ e ciò anche a riguardo degli ultimi avvenimenti dovuti al conflitto Russia-Ucraina, che interrompendo il flusso normale degli approvvigionamenti di grano verso i paesi più poveri, li ha messi in una situazione di grave precarietà.
Un Summit a Roma per la Sicurezza Alimentare
In questa ottica, dal 24 al 27 luglio, si è tenuto a Roma un Summit presso la sede della FAO al quale sono stati invitati Capi di Stato e di Governo e Ministri provenienti da 193 paesi membri dell’ONU.
Il vertice è arrivato a due anni esatti dal Summit tenutosi a New York nel 2021, il cui Pre-Vertice fu organizzato a Roma nell’estate del 2021.
L’evento ha rappresentato un momento fondamentale per tutti i Paesi per riferire sui progressi compiuti a livello nazionale dal vertice del 2021 e sui loro contributi al raggiungimento dell’Agenda 2030, in un contesto globale profondamente mutato rispetto a due anni fa.
I tre giorni di lavori hanno evidenziato il ruolo chiave giocato dai sistemi alimentari sostenibili, equi, sani e resilienti come acceleratori fondamentali degli obiettivi di sviluppo sostenibile e a favore del benessere delle persone e del pianeta.
La decisione di ospitare il Summit nuovamente in Italia ha confermato la posizione centrale e di guida che il nostro paese va sempre più assumendo nell’azione della comunità internazionale per affrontare la grande sfida della sicurezza alimentare.
Un ruolo chiave reso possibile anche grazie alla ricchissima filiera agroalimentare e alle grandi capacità italiane in termini di ricerca e tecnologie innovative applicate allo sviluppo agricolo, con un particolare collegamento al cambiamento climatico.
Gli argomenti di chi si oppone al Summit
Non tutte le voci sono concordi a favore delle iniziative dell’agenda 2030, diverse organizzazioni infatti muovono critiche e propongono idee in contrasto con essa come ad esempio il Movimento Mondiale per la Giustizia Alimentare, le organizzazioni dei piccoli produttori e dei Popoli Indigeni, in rappresentanza di milioni di persone in tutto il mondo, che denunciano nella loro dichiarazione come questo vertice sia stato progettato per ignorare la necessità di profonde trasformazioni strutturali nei nostri sistemi alimentari, enfatizzando invece un modello che privilegia il profitto rispetto all’interesse pubblico.
La principale preoccupazione delle rappresentanze che hanno espresso forti critiche al Summit continua ad essere la crescente influenza delle multinazionali e dei loro intermediari all’interno delle Nazioni Unite dove il nuovo approccio ha spalancato le porte ai grandi gruppi industriali e alle catene mondiali della distribuzione e rischia di favorire il controllo dei sistemi alimentari da parte delle multinazionali.