SOS Giustizia
Rubrica Legale a cura dell’Avv. Massimo Magliocchetti
Recupero crediti per imprenditori: tutele civili e penali
Questo mese è arrivata una domanda molto interessante:
“Avvocato, ho un’attività e negli ultimi tempi alcuni clienti non pagano le fatture che abbiamo emesso per il servizio richiesto e fornito. Come possiamo fare per recuperare questo credito che ci vede comunque anticipare le tasse e ci ha visto sostenere le spese per lo stesso?”.
Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare riferimento sia al tema del recupero crediti, sia a due ipotesi delittuose del codice penale. Vediamo di cosa si tratta.
Quando un imprenditore non riesce a recuperare i soldi per fatture emesse e non pagate, come prima attività da intraprendere ha il c.d. recupero del credito, cioè una procedura sia stragiudiziale che giudiziale per vedersi corrisposto il prezzo della prestazione che ha adempiuto correttamente.
Il primo strumento stragiudiziale è quello della diffida ad adempiere, cioè una comunicazione formale con la quale, oltre ad interrompere la prescrizione del credito, si chiede al debitore di corrispondere il prezzo entro e non oltre una certa data, dopo la quale senza ulteriore avviso valuterà la possibilità di agire giudizialmente. Il presupposto della diffida è quindi l’inadempimento contrattuale. La diffida è spesso un approccio vincente, perché spinge le parti a trattare ed eventualmente risolvere in via bonaria la situazione.
Ove la diffida non sortisce effetti l’imprenditore creditore può agire in via giudiziale, tramite il ricorso per decreto ingiuntivo, ossia una richiesta formale al giudice di confermare il credito ed ingiungere il debitore al pagamento dello stesso. Il Decreto Ingiuntivo, ossia la decisione del giudice, viene poi notificato al debitore, senza bisogno di una causa. Se questi non paga entro 40 giorni dalla notifica o non presenta un’opposizione, il creditore può agire contro di lui con il pignoramento.
Alcuni comportamenti del debitore, però, possono avere dei connotati di natura penale. In questo caso l’imprenditore creditore può agire penalmente contro il debitore. E difatti, se si è in presenza di una società di capitali – come una Srl, una Spa o una Sapa – il socio o l’amministratore non risponde delle obbligazioni sociali. Invece, l’esistenza di un reato consente di agire contro la persona fisica.
In via generale, sono due i reati che potrebbero ravvisarsi quando il debitore “decide di fare il furbo” insolvenza fraudolenta e, nei casi più gravi, quello di truffa. L’insolvenza fraudolenta si verifica quando il debitore, al momento dell’ordine, pur non avendo le condizioni economiche di pagare, finge di essere solvibile e fornisce rassicurazioni al creditore in merito alle proprie capacità economiche. La truffa invece richiede un comportamento più malizioso, rivolto a modificare la realtà materiale, con artifici e raggiri, al fine di far cadere in errore la controparte. È il caso di un imprenditore che falsifichi un bilancio pur di far credere di avere la possibilità di adempiere.
Queste prime informazioni, già offrono un quadro abbastanza complesso di strumenti a difesa del credito, che tuttavia necessita dell’apporto professionale di un avvocato esperto della materia, al fine di offrire con tempismo e efficacia in consiglio professionale, per attivare immediatamente le forme di tutela più specifiche al caso concreto.
Avv. Massimo Magliocchetti, Avvocato del Foro di Roma
Per maggiori info, Cell: +39 351 77 39 446
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