Studenti romani. Dipendenze e aberrazioni da smartphone

giovani e dipendenza da smartphone

Quando lo smartphone diventa indispensabile. Uso, dipendenza e abuso degli studenti romani

La diffusione degli smartphone nel nostro Paese ha raggiunto percentuali superiori al numero della popolazione e l’impiego che alcuni fanno di questo strumento tecnologico va ben oltre il normale utilizzo, arrivando non solo a fenomeni di dipendenza ma a forme di schiavitù dove la vittima è assoggettata e ricattata. Uno studio condotto alla fine dello scorso anno, e comunque sempre valido, ha evidenziato pratiche discutibili e illegali nelle quali sono rimasti invischiati un gran numero di studenti romani.

Il report di Eures Ricerche Economiche e Sociali, in collaborazione con la Regione Lazio e il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha fatto emergere alcuni fenomeni connessi alla dipendenza da smartphone, quali: il gioco d’azzardo online, il sexting e il revenge porn. La stessa analisi ha mostrato anche che oltre l’80% dei giovanissimi è a rischio dipendenza da smartphone. Lo studio è stato condotto su un campione di 1.800 studenti di 6 diverse scuole della Capitale.

Sexting

Gli studenti intervistati che hanno prodotto questionari considerati attendibili sono stati oltre 1.600 e tra questi sono state raccolte oltre 600 testimonianze relative a sexting, giochi online e revenge porn. L’indagine ha fissato i numeri ed è risultato che oltre il 60% dei giovani pratica il sexting, cioè lo scambio di video, foto e messaggi a sfondo sessuale. Un dato già di per sé preoccupante ma che diventa inquietante se si considera che una larga parte di questi “scambi” è avvenuta perché il soggetto è stato incapace di sottrarsi all’invito a farlo. La percentuale di chi si è sentito in qualche modo costretto a soddisfare queste richieste, è fortemente sbilanciata per le femmine rispetto ai maschi.

Revenge porn

Tra gli studenti intervistati si è poi scoperto che è piuttosto diffusa anche la pratica del revenge porn, cioè la diffusione online di contenuti video o fotografici di natura sessuale che riguardano un soggetto inconsapevole. Il revenge porn è adottato di solito per scopi di vendetta ai danni dell’ex che viene così messa alla berlina pubblicamente. Una pratica ovviamente illegale e perseguita penalmente che in taluni casi ha indotto al suicidio la vittima e che comunque ne lede irrimediabilmente la figura con ovvie conseguenze per la vita sociale. Uno tra gli atti criminosi più abietti e vili. Le percentuali di chi ha ammesso di aver fatto ricorso al revenge porn sono di circa l’8%, stessa percentuale denunciata da chi ha dichiarato di aver trovato in rete le proprie immagini intime pubblicate senza averne dato consenso o autorizzato la diffusione.

Tutta colpa della tecnologia?

Dipendenze e abusi sono figlie dell’uso esasperato del mezzo tecnologico o sono frutto di cattiva educazione sociale? Entrambe le cause possono dirsi sicuramente elementi fondamentali di questi comportamenti. Non sono fenomeni naturalmente circoscritti all’area Capitolina, è evidente che in tutto il territorio nazionale sono presenti episodi di tale natura, ma l’indagine prende in considerazione i giovani studenti della Capitale e quello che balza agli occhi è anche il dato relativo all’età in cui i giovanissimi cominciano ad ottenere uno smartphone personale. Sono moltissimi i ragazzini che già a 10-11 anni ricevono in regalo il primo telefonino, i dati indicano una percentuale del 70%. Da li in avanti è un crescendo di scoperte di App e di funzioni che un giovanissimo non sempre riesce a gestire con la dovuta maturità. Il passo tra l’uso e l’abuso è breve, e se si considera poi che, l’utilizzo dello smartphone interessa un adolescente nell’ordine delle 6-8 ore al giorno, è chiaro che si entra facilmente nella dipendenza. Infatti secondo il report Eures, a rischio dipendenza sarebbero oltre l’80% dei giovani.

Storie estreme come il revenge porn e il sexting sono la punta dell’iceberg di tutta una fenomenologia connessa alla dipendenza tecnologica e all’abuso di uno strumento che nasce per favorire la comunicazione e che, suo malgrado, ne diviene invece un sostituto artefatto. La paura di non essere connessi, di non essere raggiungibili dagli amici, diventa una delle maggiori preoccupazioni. Ci si sente tagliati fuori se “non c’è rete”, senza connessione non si può più partecipare alle attività collettive con gli altri. Eppure non tantissimo tempo fa, partecipare voleva dire incontrarsi, essere presenti nello stesso posto, parlare faccia a faccia, interagire direttamente. Adesso i giovani (e non solo) possono anche starsene a casa propria tranquillamente sdraiati sul divano e “partecipare” con un click sul social giusto.

Intervenire subito

Come detto, la nuova dipendenza tecnologica non interessa solo i giovani studenti capitolini, il trend negativo riguarda i giovani di tutto il territorio nazionale e da più parti vengono lanciati allarmi e richiami affinché siano attivate politiche sociali e giovanili di tutela dei ragazzi. Dal mondo della cultura il richiamo all’attenzione è praticamente costante. La mancanza di regole e la scarsa educazione al fenomeno determinano il suo incremento. I danni psicologici, emotivi, persino comportamentali che interessano i giovani sono sotto gli occhi di tutti, eppure non sembrerebbero esserci reazioni dal mondo politico o sociale, almeno non significative. Il futuro rischia di consegnarci una generazione di dipendenti cronici dello smartphone. E’ necessario un intervento significativo per il riassetto delle personalità dei nostri ragazzi. Un’operazione che può avvenire solo con la sinergia di scuola, politiche sociali, istituzioni e soprattutto con un lavoro che deve iniziare in famiglia.

Foto: ladn.eu