Dieci anni fa nello stabilimento dell’Ilva di Taranto vennero sequestrati gli impianti dell’area a caldo. A tutt’oggi nulla è cambiato, gli impianti hanno continuato a lavorare ed a rilasciare emissioni inquinanti. I cittadini si chiedono di chi sia la diossina e il pcb che continua ad essere presente negli alimenti della catena alimentare locale.
Il diritto di sapere
La contaminazione, l’avvelenamento degli alimenti è un reato, e allora i cittadini chiedono di sapere di chi sono le responsabilità di ciò che continua ad avvenire su tutta la filiera alimentare locale. La Asl di Taranto pubblica sul proprio sito i regolamenti europei che definiscono i limiti. La regola è chiara: quando questi sono superati va eliminata la fonte inquinante.
Dal 2011 ad oggi, diossina e pcb continuano a provocare danni alla salute. I tarantini chiedono che si attivino le istituzioni per porre fine a tutto questo, perché continuare a consumare alimenti cancerogeni non può essere considerato normale.
Facciamo degli esempi
Agli inizi di giugno dello scorso anno, da un’azienda avicola di Taranto (distante circa 10 chilometri dall’area industriale) vennero prelevati dei campioni di uova di gallina. Le analisi indicarono che erano oltrepassati i limiti di azione per il pcb diossina simile e il limite di legge per la sommatoria pcb dl+diossina. Rispettivamente 5,12 ± 0,82 a fronte di un limite di azione di 1,75 pg/g di grasso, e 6,84 ± 1,11 per la sommatoria diossine+pcb dl a fronte di un limite di 5,0 pg/g di grasso.
I medesimi risultati risultarono da un campione prelevato nel settembre 2021 in un’altra azienda avicola distante circa 11 chilometri dall’area industriale. Qui i valori indicarono: 5,29 ± 0,85 per il parametro pcb dl e 6,75 ± 1,09 per il parametro sommatoria diossine+pcb. Anche qui superati rispettivamente i limiti di azione e i limiti di legge.
Prodotti ittici
I rilevamenti nel 2022 segnalano la presenza degli stessi inquinanti. Per i mitili: Diossine + furani 1,5 pg/gr.; Pcb dl 2,5 pg/gr – Limiti Regolamento 1259/11 Diossine 3,5 pg/gr; Diossine +Pcb dl 6,5 pg/gr.; Pcb non dl 75 ng/gr.
L’elenco dei prodotti del mare che subiscono l’azione contaminante è lungo. Il 26 gennaio scorso i limiti vennero superati in un campione di cozze. Ancora l’11 marzo, il 13 aprile, il 17 maggio si sono continuati a testare prodotti ittici e i risultati non cambiano.
Chi si ostina a non vedere?
Il gioco delle competenze ed il rimpallo delle responsabilità non fa che aggravare la situazione esistente. Il richiamo all’attenzione delle istituzioni resta di fatto inascoltato. Intanto è la salute pubblica a farne le spese e a voler dar retta ai maligni, evidentemente ci sono in ballo interessi che frenano eventuali attività di contrasto. Non si spiega altrimenti perché non si pone rimedio al fenomeno, lasciando che i cittadini di Taranto continuino ad essere considerati cittadini di serie B.
Foto di repertorio sulle proteste tarantine – notizie.tiscali.it