Al via la IX edizione del Festival del Teatro Classico di Formia
Nella suggestiva cornice dell’area archeologica di Caposele, il 13 luglio prenderà il via la IX edizione del Festival del Teatro Classico di Formia nel corso della quale la magistrale e ormai consolidata Direzione Artistica di Vincenzo Zingaro offrirà al pubblico sei imperdibili appuntamenti con la cultura classica, a cui si aggiungerà quest’anno, per la prima volta, anche l’epica cavalleresca visto che sarà l’Orlando Furioso di Ariosto a chiudere le danze il 2 agosto.
“È un festival che vanta una straordinaria partecipazione – precisa il Direttore Artistico – grande fiducia è sempre stata data alla qualità che mi sono impegnato a garantire fin dall’inizio, al di là delle opere portate in scena, tragedie o commedie che fossero, e della popolarità dei nomi inseriti in cartellone, in ogni caso formazioni di grande talento. La logica alla base è quella di creare una vetrina del teatro classico in grado di far fruire le opere in maniera viva, fortemente dialogante con il presente, in un incontro tra generi che permette di entrare in contatto con opere universali che travalicano i secoli e arrivano, sempre attuali, fino al giorno d’oggi”.
Da La Pace di Aristofane, portatrice di una coscienza straordinariamente moderna, all’Orlando Furioso, opera in cui confluiscono tradizione classica e medioevale, passando per Pseudolus e L’avaro di Plauto e L’asino d’oro di Apuleio. Tra le opere in programma anche il testo di Barbara Gizzi Gli Spartani, con la prestigiosa regia di Daniele Salvo e la presenza di Giuseppe Sartori tra i protagonisti. La scelta delle opere in calendario è espressione anche della quotidianità che viviamo: “Vi è bisogno di qualcosa di più viscerale – aggiunge Vincenzo Zingaro, direttore artistico da trent’anni del teatro Arcobaleno di Roma, centro stabile del classico – Non è puro intrattenimento, né sperimentazione troppo spinta, ma risposta a precisi requisiti e necessità che conquistano il pubblico. I testi parlano a noi uomini del presente, facendo ragionare e creando stimoli per una lettura del passato che dia modo di immaginare meglio anche la costruzione del futuro”.
Portare in scena la cultura classica non è un’operazione archeologica: “I testi classici invitano a farci carico di un atto di responsabilità – precisa Vincenzo Zingaro – tutto parte dalla dimensione dell’ascolto, sia dell’altro che del diverso, oltre che di noi stessi. Aristofane in particolare insegna l’importanza di recuperare il senso di ognuno di noi, soprattutto ora che siamo immersi in un mondo di rumori che tende all’omologazione e che allontana sempre più dalle individualità di ognuno in nome di logiche commerciali. Dobbiamo diventare soldati di pace senza lasciarci scoraggiare dal fluire degli eventi”.
Se il teatro politico di Aristofane pone al centro grandi tematiche, con il coro coscienza dello spettacolo, Plauto, nel divertire, smaschera i vizi della società e degli uomini, gli stessi ieri come oggi: “Ognuno di noi può essere portatore di una cultura migliore – precisa Zingaro – Il teatro classico è un fenomeno di nicchia che ha però anche una sua consistenza”.
Superato il periodo del Covid, il teatro vive oggi una chiara ripresa: “Siamo in trincea per cercare di combattere una battaglia che sappiamo per certi versi essere persa – afferma il Direttore Artistico – L’utopia ci spinge ad andare avanti. Per indole non seguo le mode, rifuggendo l’omologazione e l’imposizione. Solo così ho potuto sconfiggere il pensiero tipicamente italiano del dover mettere in cartellone grandi nomi popolari per avere successo, riuscendo a spostare invece l’interesse sulla qualità”.
L’amore di Vincenzo Zingaro per il teatro arriva da lontano, come quello per la musica, che impregna ogni opera portata in scena: “Il teatro non deve mai perdere la sua dimensione del sacro – dice – Non è copia della vita, ma una finestra sul mondo da cui guardare. Deve essere evocativo, catartico, eco di quelle risonanze misteriose che nella vita non si possono non percepire. Anche chi non conosce il classico può in questo modo confrontarsi con qualcosa che, alla fine, lo avvolge”.