Mai era successo nella storia dell’umanità, la quale ha pur conosciuto periodi di forte accelerazione nella scoperta scientifica, che l’innovazione abbia completamente rivoluzionato il sapere scientifico e aperto a un numero sempre crescente di persone, nuovi stili di vita. Infatti, la scienza è stata capace di trasformare la società imponendo la conoscenza a modello tale da sottomettere ad essa determinati valori, come l’individualità, creando quasi una religione per cui l’uomo ha la sua massima realizzazione nel conseguire obiettivi lontani dalla vita personale e mirati piuttosto a costituire una società globale a livello mondiale.
In questa trasformazione della società ad opera della tecnologia possiamo distinguere due attori principali che si contrappongono, ma che per certi versi integrano i loro comportamenti in una osmosi continua, da un lato le giovani generazioni, figlie del progresso, nate nello scenario in atto, che raramente si pongono su posizione critiche e le vecchie generazioni, che se pur affascinate dall’ evoluzione del progresso scientifico, hanno vissuto i cambiamenti e sono capaci di fare sagge valutazione. Viviamo in un mondo, che sebbene non unificato da un sentimento di pace, è concorde a muoversi su binari che tendono a diminuire le distanze, facendo del pianeta un sito veramente piccolo, dove la comunicazione e l’informazione sono al suo centro.
Molto spesso, però, ciò che sembra apportare all’uomo un vantaggio, aumentando la sua capacità ad avere una vita più vivibile, si dimostra essere una ‘lama a doppio taglio’, perché sfugge al suo controllo quindi, ciò che si era prospettato come ‘un’utilità’ si trasforma in ‘una dipendenza‘; ora, non è più l’uomo che utilizza la tecnologia, ma è la tecnologia che si serve dell’uomo per imporre la sua sconosciuta autorità.
La tecnologia è diventata una merce a buon mercato, questa è la versione economica di una scienza che non sempre è neutrale, e che di conseguenza è alla portata di tutti. Basta girarsi intorno, tra giornali, televisione ed internet per rendersi conto come il mondo dell’informazione sia connesso e costituisca un potere subdolo di cui è difficile rendersi conto.
È vero che l’uomo ha la capacità di discernimento, che lo porta a distinguere ciò che gli è utile da ciò che lo rende schiavo di qualcosa di non ben definito, ma è anche vero che il messaggio che la tecnologia porta con sé è quello dell’efficienza e della competitività e mette il soggetto al centro di un meccanismo illusorio in cui la vittima sposa le istanze di un potere che lo vuole schiavo, prospettandogli un mondo accattivante.
Senza fare voli pindarici possiamo vedere nella nostra quotidianità, come sempre più affidiamo alla ‘macchina’, compiti che erano nostri, tutto si svolge in un circuito smaterializzato, dove ci viene sempre meno chiesto il nostro apporto creativo, e vengono sempre meno le relazioni tra il nostro corpo e la realtà che ci circonda.
Questo panorama ha sviluppato delle patologie che vengono ben delineate, tra le altre la ‘ludopatia’, ovvero la tendenza al gioco compulsivo e molte forme paranoiche dove internet e i social hanno completamente attratto determinati soggetti, da farli vivere completamente o quasi in un mondo virtuale. Questa è la malattia del momento, questa è la preoccupazione degli educatori, auspichiamo che la tecnologia torni ad essere un terreno fertile nel quale l’uomo possa seminare e raccogliere i frutti della sua intelligenza e del suo lavoro.