Tempi moderni. ” Street Art Vs Street Art “

Alessandro Stirpe
Angelo Zammuto

“Dialogo maratona a due voci sulle contemporaneità e molto altro…”

un’insolita intervista; a cura di Angelo Zammuto e Alessandro Stirpe

Nata negli anni 70 negli Stati Uniti, la street art fiorisce e si diffonde molto rapidamente in tutto il mondo, coltivando un sogno: portare l’arte nelle strade delle città.

Nel diversificato, intrecciato e multiforme evolversi, questa espressione artistica si impone all’opinione pubblica suscitando reazioni che molto rapidamente passano dallo zero termico all’incandescenza vulcanica, da l’apoteosi di consensi ad approcci severi e aspramente critici.
Cerchiamo di esplorare il fenomeno con Alessandro Stirpe, che in passato ha anche ricoperto la carica di Presidente della Commissione Scuola, Cultura e Sport di uno dei più grandi Municipi di Roma, il V.

Alessandro, quale è il tuo punto di vista sulla Street Art?

Per quella che è stata la mia esperienza posso dire che gli approcci alla Street Art non conoscono mezze misure e certamente la discussione – molto viva e pulsante che la riguarda – non è mai noiosa. La trovo molto affascinante e penso possa essere uno strumento incredibilmente efficace per iniziare un percorso serio e profondo di riqualificazioni.”

Questo attività suscita spesso dibattiti infuocati, da cosa dipende?

Penso che il segreto del tumultuoso percorso sia custodito nel suo DNA. C’è da un lato una sotto cultura, che quando fatica a riconoscere e decodificare la contemporaneità finisce per avvitarsi su se stessa nel tentativo di trovare definizioni mediante istantanee. E poi c’è chi ha di questa espressione, un’esperienza più estemporanea, libera, quasi epidermica. Quando le due correnti di pensiero si avvicinano. generano scintille. ”

Ci troviamo difronte qualcosa che rifugge quindi definizioni ed etichette?

Foto di Tobias Bjørkli da pexels

In parte si. Ci sono diverse anime, moltissimi volti, stili che si contaminano e filosofie molto spesso agli antipodi. Probabilmente è questo
che mantiene intatta la sua magia.

Quali sono state le misure prese in tale contesto, durante l’esperienza nelle Istituzioni?

Come Commissione abbiamo audito più 133 associazioni con l’obiettivo di aprire un confronto su una nuova estetica dei beni comuni, sulle necessità, sulle urgenze del territorio, sull’ingiustizia insita nei mostri architettonici.

Questo ci ha portato a confrontarci innumerevoli volte con le suggestioni di cui si alimenta la Street Art. E a mettere di conseguenza in campo moltissime iniziative che stimolavano interventi volti a narrare l’essenza, la storia, il presente dei nostri quartieri, perfettamente consci che la difesa della bellezza, è la prima e ultima battaglia. Bellezza oggi più che mai significa giustizia, decoro, dignità, umanità, armonia.

Sono nati lavori, riflessioni, analisi e critiche che hanno fatto fiorire momenti di grandissima partecipazione ed entusiasmo.

L’esperienza della Città Ideale di Fabio Morgan, non solo è la prima tra tutte, ma va istituzionalizzata senza se e senza ma… subito!

Che ruolo ha la scuola nella diffusione di questa Arte?

“ Imprescindibile.Tuttavia più che alla diffusione di questo specifico linguaggio, importantissima è la costruzione nei futuri cittadini della consapevolezza del diritto al bello e di tutti i valori che esso incarna. Grazie agli insegnanti, si portano avanti esperienze all’avanguardia in questo senso. La scuola, come sempre, ha un ruolo cruciale e strategico anche per questo: prepara le giovani generazioni a costruirsi una visione, una sensibilità, un approccio critico. Nella scuola c’è il futuro di questa società. Dovremmo parlare di più di scuola in questo paese.

Nel V Municipio sono state realizzare vere e proprie “gallerie” d’arte contemporanea che hanno attratto l’attenzione anche di media nazionali ed europei, oltreché di tantissimi cittadini. Ora però molte opere sono “taggate” che ne pensi di questo?

Foto di Arantxa Treva da Pexels

Al riguardo non ho mezzi termini o tentennamenti – non me ne vogliano i custodi del politicamente corretto – ma si tratta di vandali affetti dal disturbo narcisistico di personalità. Per questo bisogna avere con loro tanta compassione e pazienza. Hanno bisogno di aiuto.

Peraltro, non di rado, chi orbita in quelle esperienze denuncia paradossalmente “i fascismi del presente”, salvo poi rendersi protagonisti di azioni stupide, violente e arbitrarie come quella di devastare un’opera d’arte pubblica (alla cui ideazione e creazione hanno partecipato bambini). Fascisti rossi o fascisti neri, sempre fascisti, secondo me. ”

Qual’era l’obiettivo principale di questa campagna per la ‘Bellezza’ ?

“ Il nostro intento non era solo quello di creare sulle facciate dei palazzi delle cornici per gratificare sguardo e anima, e certamente non
volevamo scomodare Aristotele. Si è trattato principalmente di un invito ad andare al di là della parete, e cominciare a guardare alla condizione della città e di chi ci vive. Voleva essere uno stimolo e un’opportunità per ricominciare a parlare insieme di comunità, di
solidarietà e di fratellanza. ”

La street art è assimilabile al resto dell’arte? Quale è la sua definizione? Quale è il suo ruolo oggi, in cosa fallisce e quale direzione sta prendendo?

Perché confezionare definizioni che poi la creatività fa esplodere? Secondo me è più coerente osservare certi fenomeni come dal finestrino di un treno. Abbiamo difronte un paesaggio di intenzioni, colori e forme che scorre, cambiando velocemente. La mia provocazione era, è e sempre sarà, proattiva: che non ci si accontenti di aggiungere qua e la un po’ di colore; Laurentino 38, Corviale, Vigne Nuove sono polveriere sociali da superare, non da decorare. E’ ipocrita e pericoloso pensare di poter risolvere l’emarginazione programmata, la criminalità e la violenza con un omaggio una tantum, a Sergio Leone. Si pongano piuttosto le basi per il superamento degli attuali ghetti. E chi si sforza tanto di trasformarli in “ghetti chic” si rassegni: quei quartieri, erano e rimangono, luoghi di penitenza, con o senza la magnifica Frida Kahlo.”

Dunque, l’arte contemporanea ma più in generale la cultura, cosa dovrebbe fare per incidere sul presente?

“ L’espressione artistica ha una potenza senza eguali, sacra per me. Se la sua energia sarà indirizzata alla “sintonizzazione” tra popolo e
patrimonio collettivo di conoscenze, il risultato non potrà non essere il risveglio dell’interesse per la storia, la lingua, la tradizione, le origini.
L’artista che osa oggi, dovrebbe inaugurare un coraggioso processo di emancipazione dal quel ‘complesso di inferiorità’ instillato nelle
menti dei nostri giovani, sopratutto dai media e una certa politica.

Cosa aspettarci nel presente e nel domani, Alessandro?

Quando i monumenti, le chiese, i musei non saranno più elementi di sfondo – che ci passano davanti mentre tentiamo di andare da un
punto A, a un punto B della città – ma le emozionanti testimonianze di appartenenza a quella grande culla di civiltà che è il nostro
meraviglioso paese, saremo già nel “domani”. Quando torneremo a essere orgogliosi di sentirci figli del Mediterraneo, del mondo classico,  dell’Impero romano, del cristianesimo, dell’umanesimo, potremo parlare di futuro. Il nostro presente è un Truman show, e la speranza è di liberarci delle asfissianti ripetizione di stereotipi, dai deliri del politicamente corretto, dalle anacronistiche allerta “woke”; da questa “cappa cancel culture” generalizzata – che oltre a fare slalom tra i problemi reali del presente come povertà, crisi geopolitiche, emergenze ambientali, disintegrazione dei diritti e delle comunità umane) soffoca vitalità, estro, originalità, slancio e rigenerazione.