Mercoledì scorso agli Altipiani di Arcinazzo , nella centralissima piazza Suria, è stata rappresentata con successo l’opera teatrale “Un ora per raccontarmi”, un testo originale, privo di retorica, divertente e drammatico al tempo stesso, scritto dalla giornalista Priscilla Rucco, con la regia di Giorgio Gori, tra l’altro interprete insieme ad Angelica Pula, con le coreografie della danzatrice Fabiola Zossolo. L’opera è ispirata ad una storia vera di violenza sulle donne, accendendo così i riflettori su un tema ancora oggi attualissimo quello della violenza di genere, divenuto sempre più centrale nella discussione pubblica, ma non mai abbastanza. La cultura, e in questo caso il mondo del teatro giocano un ruolo fondamentale non solo divulgativo, ma anche educativo. Spesso si crede che le violenze di genere siano distanti da noi, ma basta davvero guardarsi attorno per capire che non è così. In una serata estiva, il folto pubblico presente, ha assistito con attenzione coinvolto dalla storia, così intensa e ricca di particolari, ben recitati e descritti, che hanno mostrato la cattiveria, che può scaturire da un “amore malato”, che si manifesta in violenza sulla donna, infierendo su di lei non solo fisicamente ma anche psicologicamente annientando la sua autostima. Tra il pubblico presente anche il Sindaco di Trevi Nel Lazio l’avv. Silvio Grazioli (nella foto in alto con gli interpreti e l’autore) ed altri amministratori, che hanno apprezzato la rappresentazione, complimentandosi con gli attori e l’autrice. A conclusione un lungo e caloroso applauso ha avvolto gli interpreti, che hanno voluto esternare un importante messaggio rivolgendosi alle donne vittime di violenza: “non smettete di denunciare i vostri persecutori chiedere aiuto non è segno di debolezza, ma di forza per affermare la propria dignità e libertà”. Un’opera che merita di essere vista, che diventi itinerante nelle scuole suscitando attenzione nelle nuove generazioni per ascoltare e dialogare e far uscire dal silenzio il dramma che vivono le donne tante, troppe donne.