Oggi i social media rappresentano un palcoscenico ideale sul quale ci si può mettere in mostra dando il meglio di sé, a volte fantasticando, modificando anche la realtà dei fatti, però la vita reale riporta tutto alla luce del sole, in modo cristallino, smontando le fantasiose illusioni. Con un comunicato, il Sindaco di Trevi Nel Lazio, l’avv. Silvio Grazioli, fa chiarezza riguardo alla lettera del Prefetto di Frosinone, scansando le contorte ricostruzione del consigliere di minoranza Vincenzo Cecconi. “Il sindaco, in ordine alla pubblicazione sui social della lettera del Prefetto inviata all’amministrazione e per conoscenza al consigliere di minoranza Cecconi, – si legge nella nota del Sindaco- pubblicata da parte dello stesso Cecconi, sente il dovere di fare alcune precisazioni sull’interpretazione della lettera effettuata dallo stesso consigliere di minoranza, interpretazione che appare fantasiosa e fuori luogo, frutto della volontà di far passare lucciole per lanterne. Anzitutto pubblicare la lettera del Prefetto per fini di propaganda politica, appare una cosa di dubbio gusto. Il Prefetto, rispondendo alle numerose richieste del consigliere Cecconi, ha precisato che ha emanato una circolare, esattamente la numero 58989 del 1 dicembre 2020, nella quale ribadiva, confortato anche dalla giurisprudenza amministrativa, gli ambiti della pubblicazione degli atti, mentre per ciò che concerneva le interrogazioni faceva correttamente riferimento all’art. 43 T.U.E.L. , oltre che allo statuto ed ai regolamenti comunali. Ma l’aspetto più significativo della lettera è quello finale nel quale scrive testualmente: “ Al consigliere che legge per conoscenza (cioè Cecconi) si raccomanda il corretto e collaborativo esercizio del diritto di accesso agli atti che non può condurre al una paralisi dell’attività amministrativa con istanze che a causa della loro continuità e numerosità determinano l’aggravio notevole del lavoro negli uffici ai quali sono rivolte”. Queste sono le parole scritte dal Prefetto, ed ogni persona che legge può commentarle da se! Anche perché allo stesso Prefetto il sindaco aveva già scritto ed inviato tutta la documentazione. Se al Prefetto, Cecconi ha scritto tre volte, al comune ha scritto oltre 30 volte, per l’esattezza a metà gennaio eravamo arrivati a 38 richieste! Ora ci siamo avvicinati a quota 50!. E tutti gli uffici sono stati oberati di lavoro, in particolare l’ufficio di ragioneria, che ha dovuto perdere tre giorni di tempo per riprendere e fotocopiare gli atti! La stragrande maggioranza dei quali sono atti esecutivi interni, che non hanno particolare rilievo. Il comune ha sempre risposto a tutte le richieste, ed ha sempre dato tutti gli atti. Pensate che Il consigliere Cecconi si era rivolto anche al difensore civico regionale per avere i nomi dei beneficiari del bonus covid, il quale difensore aveva sottolineato che i nomi delle persone era opportuno non darli, o comunque valutare bene l’opportunità di darli, ed invece il comune venti giorni prima già gli aveva dato tutto, compreso i nomi dei beneficiari! Questo perché –conclude il comunicato– noi consideriamo il comune una “Casa di vetro”, come diceva Carlo Cattaneo. Mentre il consigliere Cecconi, che è tenuto all’obbligo della riservatezza per gli atti avuti, in alcuni casi ha avuto un comportamento non irreprensibile”.