Trova 1 euro di stipendio in busta paga, colpa del conguaglio fiscale

per il conguaglio fiscale una docente supplente trova solo un euro nella busta paga

La vicenda è capitata ad una insegnante supplente part-time di Gorizia con una figlia a carico, nella busta paga incassata ad ottobre, la donna ha trovato un solo euro.

Sarà uno sbaglio?

La prima cosa che verrebbe da pensare è che si tratti di uno sbaglio, uno di quelli che ci sentiamo dire: è colpa del computer… Invece è purtroppo tutto regolare e la causa di questo taglio di praticamente tutto lo stipendio è un conguaglio fiscale sui redditi. La docente è divorziata e ha una figlia a carico e le sue condizioni economiche non sono delle migliori. Con lo stipendio azzerato è ricorsa ai risparmi per superare questo mese.

Aiuto al sindacato

La docente ha chiesto aiuto al sindacato, la Uil del Friuli Venezia Giulia, che sta seguendo il caso per valutare possibili soluzioni. Il segretario generale della UIL Scuola Rua del Friuli Venezia Giulia, ha spiegato “il problema è nel calcolo del modello 730, che ha comportato una trattenuta fiscale significativa”. Il sindacato ha avviato un confronto con l’ufficio Imposte per valutare la possibilità di una restituzione parziale della trattenuta o una dilazione della stessa. Dall’ufficio imposte hanno risposto che c’è già una verifica in corso.

Come mai un conguaglio tanto pesante?

L’atto della dichiarazione dei redditi calcola tutte le somme percepite dal lavoratore nell’anno precedente. Se le prestazioni straordinarie, rispetto a quelle ordinarie, sono tassate inizialmente con un’aliquota minima, il conguaglio fiscale può risultare particolarmente gravoso. Questo è esattamente quanto è successo all’insegnante di Gorizia. Il segretario Uil, Ugo Previti, spiega: “Tolte le imposte e i contributi, sullo stipendio della docente precaria, è stato applicato un conguaglio fiscale che le ha di fatto azzerato la busta paga. E, purtroppo, tra i supplenti, questo non è un caso isolato”.

La soluzione è la rateizzazione

Il sindacalista dice che “bisognerebbe valutare caso per caso: per chi ha contratti a termine, come i supplenti, è fondamentale permettere il pagamento rateale. Magari tramite bollettini postali. Perché è ovvio che l’intero importo trattenuto in un solo mese porta a situazioni estreme, come successo a questa docente”. C’è poi un secondo problema: non esiste una soglia oltre la quale non applicare le trattenute. “Se penso ai prestiti bancari – dice ancora Previti – la rata non può superare un quinto dello stipendio. Un’applicazione simile alle trattenute per i docenti potrebbe evitare queste situazioni”.

La legge è legge

L’Ancodis, l’Associazione Nazionale Collaboratori Dirigenti Scolastici, lo scorso febbraio, si era rivolta al MEF per chiedere se in questi casi è possibile diluire la trattenuta in più rate. Il Ministero dell’economia e Finanze ha negato e la risposta è stata lapidaria: “Solo in un’unica soluzione”. Una replica, questa del ministero che francamente urta il sistema nervoso e appare come una sorta di “menefreghismo istituzionale”. Chissà se col tempo, magari tra due o trecento anni, le Istituzioni riusciranno ad applicare la necessaria elasticità mentale alle normative. Altro non fosse che per evitare di soffocare il cittadino.

Foto: lavoroefranchising.com