Verde Lazio

pexels – daria shevtsova

A New York torreggia un grande timer che conta le ore che mancherebbero alla fine del mondo. Questo timer segna il tempo che ci separa dalla catastrofe ambientale. 7 anni, 64 giorni, 1 ora, 23 minuti e 44 secondi.
Un countdown che prende il nome di Climate Clock. Secondo dopo secondo e con il sottotitolo The Earth has a deadline (La terra ha una scadenza), scandisce una disperata corsa contro il tempo. Ci sta mettendo di fronte al nostro destino, disastroso se non viene fatto qualcosa di concreto. Questa tragica situazione ambientale è presente anche nel piccolo di uno stato come l’Italia. Il Belpaese è caratterizzato dalla presenza di Parchi Naturali di incontaminata bellezza, vegetazione varia, catene montuose, aree naturali protette, riserve ambientali, arcipelaghi e parchi marini. Purtroppo tutto poco valorizzato e tutelato al giorno d’oggi, o peggio, riconvertito in cemento, seguendo il modello di sviluppo urbano, creando così città avanzate e moderne, ma anche vuote, fredde e senz’anima.

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Il mancato riconoscimento del verde cittadino è conseguenza soprattutto della grave crisi finanziaria degli enti pubblici, che ha dato vita a una pianificazione, progettazione e manutenzione di aree verdi via via sempre più scadenti, provocando gravi danni, alcuni irreversibili, al patrimonio naturale urbano. Una situazione che è il risultato di gare d’appalto al massimo ribasso ovvero con mancanza di controllo da parte dell’ente pubblico. La Regione Lazio è tra le zone in Italia che ha uno dei territori più protetti dai Parchi Nazionali, Parchi Naturali, Riserve e Oasi, che rappresentano una risorsa ambientale, economica e turistica di inestimabile valore. La loro tutela è fondamentale sia per uno sviluppo ecosostenibile che per una maggior valorizzazione dei borghi e piccoli centri rurali e montani.

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Queste aree protette costituiscono una delle principali attrazioni turistiche della regione e coprono vaste aree del territorio di diversa natura. Ci sono parchi che tutelano ambienti umidi e lacustri, oppure zone collinari dove dominano boschi. Infine in altre zone troviamo estese faggete, specie sulle montagne dell’Appennino come il Parco Naturale dei Monti Simbruini. Tanto variegata è la vegetazione quanto è ampia la presenza di animali, alcuni dei quali poco comuni o addirittura rari, come l’orso bruno marsicano e la lepre appenninica. Per la tutela di Flora e Fauna, sono rilevanti il Parco dei Monti Lucretili e quello dei Monti Aurunci. Il Parco Regionale dei Castelli Romani subisce la forte antropizzazione dei borghi e della vicinanza a Roma ma ciò non compromette la sua valenza ambientale.

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Anche Roma, città con un immortale valore storico e culturale non è priva di spazi verdi e ospita vari parchi, giardini e ville. Ma, soprattutto nel periodo Covid-19, alcune di queste aree sono state abbandonate a loro stesse e lasciate con noncuranza all’inselvaggimento: alla fine del lockdown si sono presentate come foreste impraticabili. Il patrimonio vegetale italiano, nonostante le numerose iniziative e i numerosi bandi per la gestione delle aree naturali, soffre di una grande carenza di tutela e di valorizzazione da parte delle istituzioni, che dovrebbero essere presenti, e invece si manifestano solo attraverso un mucchio di parole, senza compiere azioni concrete di alcun tipo. Considerando che il contatto con le aree verdi è sinonimo di buona salute e benessere per gli individui, l’appello è quello di utilizzare tutte le risorse disponibili, e non, per rispettare l’ambiente, al fine di proteggere e tutelare anche noi stessi per evitare una catastrofe naturale, perché quella umana, è già avvenuta.


Foto di Kaboompics – Pexels

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