Il verde, intorno al comune di Monterotondo, sicuramente non manca: affacciato sulla Valle del Tevere e abbracciato dai colli della Sabina, il territorio del comune monterotondese può vantare invidiabili potenzialità. Al di là delle riserve naturali della Macchia di Gattaceca e della Macchia del Barco, che insieme alle rive del Tevere rappresentano le principali aree verdi di un certo rilievo della zona (anche se in comune con i paesi vicini), Monterotondo ha anche al suo interno, sia in paese che intorno alla Salaria, una significativa serie di piccoli parchi e aree gioco che attirano regolarmente sia grandi che piccoli.
La scorsa estate sono stati posti in essere dall’amministrazione comunale una rilevante (soprattutto dal punto di vista economico) serie di interventi finalizzati alla realizzazione e manutenzione degli spazi dedicati allo svago e alle attività ricreative: un’area gioco inclusiva al Parco Monte Grappa; lavori a Piazza Gandhi, al Parco Cento Passi – dedicato a Peppino Impastato sito in viale Bruno Buozzi – e nel Parco Arcobaleno – detto Ex-omni, sito in via Kennedy- , senza dimenticare il parco degli Eucalipto, il playground Pie’ di Costa e il Parco Don Puglisi, insieme ai lavori di riqualificazione del Green Village finanziati con i soldi del PNRR.
Oltre sei milioni di euro investiti che non soddisfano però, come spesso accade in questi casi, le richieste e le necessità della popolazione. Non mancano le lamentele da parte di voci diverse, sia dal vivo che tramite i social: “So di non potermi aspettare un grande parco come quando abitavo a Roma – dice Eleonora Pepe, cinquantenne di origini romane trasferitasi a Monterotondo poco prima della nascita dei suoi due figli – Ma quando porto i bimbi a giocare al Parco Arcobaleno vorrei che almeno potessero godere di uno spazio ben tenuto, con aiuole curate e giochi nuovi”.
Ma il problema di fondo è però un altro: “Il nostro paese non ha un vero e proprio polmone verde – precisa Luca Piacenti, trentasette anni, monterotondese di adozione – Ci sono tante piccole aree recintate in cui portare a giocare bambini e cani, ma non ha uno spazio in cui gli adulti possano andare a leggere un libro, rilassarsi o semplicemente ossigenare il cervello. Se si arrivasse sul serio a rendere fruibile l’area subito a ridosso del fiume sarebbe una grande conquista, sia dal punto di vista naturalistico che umano”. Tema, quest’ultimo, non nuovo alle cronache.