Il verde, intorno al comune di Monterotondo, sicuramente non manca: affacciato sulla Valle del Tevere e abbracciato dai colli della Sabina, il territorio del comune monterotondese può vantare invidiabili potenzialità. Al di là delle riserve naturali della Macchia di Gattaceca e della Macchia del Barco, che insieme alle rive del Tevere rappresentano le principali aree verdi di un certo rilievo della zona (anche se in comune con i paesi vicini), Monterotondo ha anche al suo interno, sia in paese che intorno alla Salaria, una significativa serie di piccoli parchi e aree gioco che attirano regolarmente sia grandi che piccoli.
Oltre sei milioni di euro investiti che non soddisfano però, come spesso accade in questi casi, le richieste e le necessità della popolazione. Non mancano le lamentele da parte di voci diverse, sia dal vivo che tramite i social: “So di non potermi aspettare un grande parco come quando abitavo a Roma – dice Eleonora Pepe, cinquantenne di origini romane trasferitasi a Monterotondo poco prima della nascita dei suoi due figli – Ma quando porto i bimbi a giocare al Parco Arcobaleno vorrei che almeno potessero godere di uno spazio ben tenuto, con aiuole curate e giochi nuovi”.
Ma il problema di fondo è però un altro: “Il nostro paese non ha un vero e proprio polmone verde – precisa Luca Piacenti, trentasette anni, monterotondese di adozione – Ci sono tante piccole aree recintate in cui portare a giocare bambini e cani, ma non ha uno spazio in cui gli adulti possano andare a leggere un libro, rilassarsi o semplicemente ossigenare il cervello. Se si arrivasse sul serio a rendere fruibile l’area subito a ridosso del fiume sarebbe una grande conquista, sia dal punto di vista naturalistico che umano”. Tema, quest’ultimo, non nuovo alle cronache.