Non serve altro per lasciare il pubblico senza fiato, subito incantato dalla scena di Cristiano Paliotto e dalle luci di Giovanna Venzi, già dalla prima apertura del sipario.
Amore, morte, follia e magia: Zingaro sceglie con cura e sensibilità i canti da far vibrare a tempo con le musiche, mentre gli occhi degli spettatori non possono staccarsi dall’alternanza dei colori della luna, unica vera primadonna. Angelica, Orlando e Rinaldo; Cloridano e Medoro; Astolfo. I personaggi del poema cavalleresco sembrano materializzarsi tra palco e platea, resi vivi da uno spettacolo che non ha paura di correre il rischio di essere per pochi ma che rende onore al pathos e alla ecletticità dell’anima di Vincenzo Zingaro.
Le audaci imprese di donne, cavalieri, armi, amori e cortesie cantava Ariosto; il direttore artistico del teatro Arcobaleno ha fatto loro prendere corpo.