Come riportato sul sito della Regione Lazio: il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e l’Assessore alla Sanità, Alessio D’Amato hanno presentato il 1 giugno “Salute e genere nella Regione Lazio: I dati epidemiologici” il primo Rapporto sulla salute di Genere a cura del Dipartimento di Epidemiologia regionale (DEP Lazio) in collaborazione con il Pensiero Scientifico editore. Nel Lazio la popolazione femminile vive mediamente più a lungo, 5 anni in più rispetto alla popolazione maschile. La speranza di vita alla nascita delle donne è 84,5 anni contro 79,8 anni degli uomini). La maggior durata di vita media delle donne fa sì che nella popolazione anziana le donne siano più numerose. Rispetto alla popolazione over 80, i 2/3 sono donne e di queste l’85% ha almeno una patologia cronica. Questo è un dato importante da considerare nella definizione dei bisogni di salute della popolazione.
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“Il Lazio è la prima Regione italiana a realizzare uno studio sulla salute di genere anche al fine di orientare gli interventi programmati con il PNRR in ambito sanitario. Questo rapporto è un lavoro prezioso che porterà un forte contributo nello sviluppo delle cure più appropriate per le patologie più frequenti nelle donne, favorendo anche una migliore definizione dei programmi per la promozione di campagne di comunicazione e informazione rivolte al cittadino allo scopo di diffondere informazioni sulla salute di genere”, ha detto il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. “Il Rapporto rappresenta uno strumento prezioso dove troviamo sicuramente come elemento caratterizzante la piramide di età. Un secondo elemento è legato alla maggiore frequenza di alcune patologie. Un terzo elemento importante è quello legato agli stili di vita”. Commenta l’Assessore Alessio D’Amato.
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Sin dalle primissime età c’è una differente propensione a determinati stili di vita, la suscettibilità a diverse patologie. Inoltre c’è una diversa percezione della propria salute e della propria immagine corporea. Queste espongono a un diverso rischio di sviluppo di patologie nel corso della vita.” Prosegue D’Amato “Le ragazze infatti a fronte di una minore prevalenza sia di sovrappeso che di obesità percepiscono in modo diverso. Sono inoltre più sensibili al proprio sovrappeso o all’obesità. Quest’ultimo dato è particolarmente importante se pensiamo alla necessità di un’identificazione precoce del rischio di sviluppo di disturbi del comportamento alimentare, che interessano prevalentemente le ragazze, ma in misura minore anche i ragazzi”. Ulteriori informazioni e dettagli sono presenti sul sito della Regione Lazio.